1995.
Sulle radio passavano una marea di Canzoni, come quella di Giorgia “Come Saprei”, uscita vittoriosa dal festival di Sanremo.
Bevery Hills era in pieno apogeo.
La vicina Jugoslavia vacillava a tal punto da terrorizzare tutti noi, specialmente noi bambini che, avendo una paura fottuta della guerra, restavamo colpiti ed impressionati dalle immagini e dal timore che quella guerra, potesse arrivare da noi. Nel mio caso era proprio così.
C’era però una canzone che mi dava speranza.
Ho sempre reputato la musica una delle arti più belle, più coinvolgenti e più poetiche che l’uomo potesse concepire. D’altronde sono molti i filosofi che sostengono che la musica sia di diretta ispirazione divina e Platone ne sottolinea la funzione formativa, per i più giovani.
E per me è stato esattamente così. In ogni fase della mia vita la musica mi ha accompagnata, sostenendomi e formandomi. Da piccolina sono stata cullata dalla voce di Battisti e di De André, che mi hanno insegnato l’importanza del soffrire e del combattere per ciò che si desidera. Da adolescente Eddie Vedder e Kurt Cobain mi hanno istruita sull’individualità e sull’importanza di avere un pensiero proprio. A 16 anni ero letteralmente innamorata di Tom de Longe, Joey Ramone mi faceva sognare e Robert Smith raccontava la mia tristezza nelle sue canzoni. Più avanti, i Baustelle mi aprivano gli occhi sulla sporca ipocrisia umana e Manuel Agnelli mi aiutava a passare la delicata fase fra adolescenza e l’essere adulti. Oggi Vasco mi ha dato tanta ironia, i Baustelle continuano a darmi la poesia e farmi vedere il mondo con gli occhi più aperti, mentre tutta la musica del passato continua a farmi rivivere la mia vita, sempre.
Ma tornando al 95, la canzone che più mi è rimasta, e che ancora oggi amo per le emozioni che mi suscita, è Lemon Tree. Una canzone che per me, bambina di 8 anni, parlava di un magico Albero di Limoni, che esprimeva tutti i desideri. Forse questa idea mi venne in seguito alla simpatia degli amici di mia sorella, adolescenti di 17 anni che mi suggerirono di buttare le plastiche della caramelle nelle aiuole (orrore ecologico a pensarci oggi, fortunatamente non l’ho mai fatto!) per far crescere alberi di caramelle.
Gli anni 90, che anni. Sembra passata veramente un’eternità, ed ora mi trovo a scrivere qui, da un PC che riconosce la mia voce, che mi mette in videocollegamento con persone dall’altra parte del mondo, che sostiene addirittura l’apertura di più software contemporaneamente.
Eppure l’albero magico di limoni ancora non l’hanno inventato, e non credo lo inventeranno mai.